di Coldagelli Luigi "Sognando il nuovo stadio" dal Corriere della Sera del 25 ottobre 1994
Sensi rilancia il progetto di un impianto da gestire con la LAZIO
Per il Coni e' solo una provocazione: ""Vuole il controllo della pubblicita' all' Olimpico"" .
Per tanto tempo e' stato il sogno proibito del compianto Dino Viola. Conquistato lo scudetto, il presidente piu' amato dai tifosi giallorossi avrebbe voluto lasciare un altro ricordo indelebile: un megastadio da costruire in alternativa all' Olimpico, un impianto nuovo di zecca che fosse proprieta' esclusiva della Roma. Il suo progetto cozzo' contro ostacoli di ogni tipo e alla fine, a malincuore, Viola fu costretto a lasciar perdere.
A distanza di sette anni, quella che sembrava un' ipotesi ormai sepolta torna improvvisamente d' attualita' . Merito di Franco Sensi, imprenditore dalle mille attivita' , con tanta voglia di aprire una nuova era di successi per la societa' di Trigoria. Ritrovata con fatica l' emozione dell' alta classifica, il padrone della societa' giallorossa ha estratto a sorpresa dal suo cilindro miliardario il vecchio sogno di Dino Viola. Lo aveva gia' annunciato circa un mese fa, durante la vittoriosa trasferta di Reggio Emilia. Quel giorno i dirigenti della societa' emiliana posavano la prima pietra del piccolo stadio che stanno costruendo col contributo dei tifosi (22 miliardi di spesa, pronto in cinque mesi). Il presidente della Roma ne ha approfittato per dire la sua. ""Anche nella capitale ci vuole un nuovo stadio. L' Olimpico e' del Coni e noi siamo stanchi di non poter gestire l' impianto. Abbiamo gia' individuato la zona, alla Magliana, proprio dove voleva Viola. Anche il progetto e i preventivi sono pronti: novantamila posti per un costo complessivo di sessanta miliardi. In un anno sarebbe pronto. In questa idea, vogliamo coinvolgere anche la Lazio"".
Si disse subito che quella di Sensi era una provocazione. Un tentativo di forzare la mano al Coni per ottenere migliori condizioni nella gestione degli sponsor.
Roma e Lazio non hanno infatti la possiblita' di controllare la pubblicita' all' interno dello stadio e non e' un mistero che i due club vogliano impadronirsi di queste cospicue fonti d' entrata. Ieri, parlando ai microfoni di ""Radio anch' io"", il presidente della Roma ha comunque ribadito la sua posizione chiarendo le richieste con una specie di ultimatum al Coni: o ci date la pubblicita' o costruiamo il nuovo stadio. ""Gli attori dello spettacolo calcio siamo noi ed e' quindi giusto che a noi vadano tutti i proventi. Non e' ammissibile la presenza di terzi che con il pallone non c' entrano nulla. La gestione della pubblicita' e' una delle formule che consentirebbe di sfruttare le sinergie offerte dallo stadio Olimpico. Se questo non ci sara' consentito, faremo il nuovo stadio.
La gestione degli sponsor deve poter essere controllata da Roma e Lazio, su questo non ci piove. Con i biancoazzurri siamo perfettamente in linea su questo punto"". Ieri Dino Zoff, presidente della Lazio, era irrintracciabile.
Agli atti, rimane la sua dichiarazione di qualche settimana fa: ""Costruire un nuovo stadio? E un discorso possibile. Insieme con la Roma studieremo un' azione comune"". ""Ci devono spiegare a cosa servirebbe una copia dell' Olimpico, tutto questo sembra solo un gioco delle parti. E poi con soli sessanta miliardi non ci si costruisce certo lo stadio descritto da Sensi"". Al Foro Italico, negli uffici a cinque cerchi del Coni, la minaccia di Sensi di abbandonare l' Olimpico e ridurlo a una cattedrale nel deserto e' vista come fumo negli occhi. Il segretario generale Pagnozzi comincia a spiegare il perche' del malcontento dei due club capitolini. ""La gestione della pubblicita' all' interno dello stadio e' stata concessa fino al 1997 alla Sipra Publicitas in virtu' di un contratto stipulato prima dei mondiali del ' 90 con cui la societa' offriva in cambio la fornitura dei due tabelloni elettronici. Piu' volte i dirigenti di Roma e Lazio si sono incontrati con la Sipra per ridiscutere i termini dell' accordo. Finora pero' non se n' e' fatto nulla. Il Coni e' del tutto disponibile a una revisione dell' accordo ma non dipende da noi. Tra l' altro, il contratto con la Sipra vale solo per le partite di campionato, non per quelle di coppa e per le amichevoli dove Sensi e Cragnotti hanno un' autonomia assoluta"".
Terminata l' arringa, Pagnozzi passa al contrattacco: ""Roma e Lazio ci pagano un canone d' affitto molto basso rispetto a quello che avviene per altri stadi. Tra l' altro, i due club hanno con il Coni alcune pendenze economiche ancora non risolte. E poi, che ingratitudine: per rispettare le esigenze delle due squadre non abbiamo mai concesso lo stadio ad altre manifestazioni extrasportive. Ci siamo attirati tutte le maledizioni possibili da parte degli amanti della musica ed ecco come veniamo ripagati"". Biancazzurri da ultimo minuto Tatuata Zeman, la Lazio ha preso l' abitudine di passare dal gioco al Gioco quasi sempre nell' ultimo quarto d' ora delle sue rappresentazioni. Cosa significa questa trasformazione? Si puo' parlare solo di fortunate coincidenze, sorvolando sull' invidiabile fondo atletico dei biancoazzurri, ormai contraddistinti da una mentalita' vincente che spesso consente di superare le contrarieta' ? Secondo noi a Tor di Quinto non ci si e' addestrati mai come in questa stagione e i risultati si vedono.
Comunque, la tendenza davvero curiosa (cinque reti nel finale di partita contro il Milan,, a Firenze, a Parma e domenica scorsa a Genova) ha gia' fruttato alla formazione biancazzurra cinque punti, risultando infruttuosa giusto contro i rossoneri dentro San Siro. Analoga caratteristica e' inoltre affiorata a livello di coppa Uefa e coppa Italia: due reti nel ritorno davanti ai bielorussi della Dinamo Minsk per un complessivo 4 1 e due reti quindici giorni fa quando proprio negli attimi conclusivi il Piacenza dovette arrendersi alle ondate biancoazzurre in coppa Italia.
E proprio domani a Piacenza si riparte dal 3 2 d' andata per il non facile passaggio al turno successivo. Insomma, quando e' in scena la Lazio, gli spettatori non possono allontanarsi anzi tempo dallo stadio: rischierebbero di perdersi i numeri migliori.
Mai dire mai.